Stop alla sessualizzazione delle bambine
La sessualizzazione delle bambine è una vergogna collettiva
Questa società ha perso la bussola. Abbiamo permesso che in Campania una tredicenne fosse messa in passerella, in bikini e tacchi a spillo, in un concorso di bellezza popolare come Miss Italia, un evento che per definizione dovrebbe essere inadatto a una minore.
È una farsa: la patron si è detta molto dispiaciuta e ha ricordato che Miss Italia ha regole molto precise da rispettare (vedi La Stampa), ma è accaduto. E se qualcuno ha pensato che non c’era niente di male, è il campanello d’allarme di una società allo sbando.
NESSUNO INTERVIENE
Le famiglie (che dovrebbero essere le prime a trasferire dei valori ai propri figli), senza alcuna iniezione di senso del pudore o di misura consegnano le figlie al nichilismo dei media, alla moda low‑cost, alle logiche social dell’“apparire oggettivando”.
Grand parte della colpa ce l’ha la moda, soprattutto quella a buon mercato, che propone tonnellate di vestiti ‘provocanti’ per bambine o ragazzine (provate a entrare in un negozio di questi e cercare abiti per una bambina di 11 anni che è alta e veste già 14 o 16, poi mi dite se riuscite a comprare qualcosa). Entrare nei negozi fast‑fashion è un assalto agli occhi: top mini, micro-short che lasciano poco all’immaginazione, bikini e abiti “da grandi” (ma che una “grande” si metterebbe solo per fare serata) tagliati per bambine che non hanno alcun senso del sé legato alla sensualità. È un atto increscioso: stanno vendendo l’idea che già da piccole serve mostrarsi, apparire adulte, provocanti. Ma per chi?
E i genitori spesso annuiscono, convinti di costruire autonomia, mentre in realtà stanno seminando insicurezza in cuori e menti non ancora maturi. Sì, alcune ragazzine di dodici o tredici anni appaiono fisicamente già adulte, ma stanno ancora andando alle scuole medie e dentro sono bambine che giocano a fare le grandi.
I social media: terra di nessuno. Non sono collusi, sono complici. Consentono l’accesso a contenuti esplicitamente sessualizzati, a concours di belle pose o outfit provocanti, senza alcuna supervisione. Le bambine e le ragazzine imitano le influencer più adulte che postano foto o video osceni al limite dell’hard. Basta un’istantanea “sciocca”, pensata per ottenere likes, e diventa tributo pubblico. Bambine che fanno le adulte per un click, per un applauso che non porta a niente.
Le autorità? Mute, lente, cieche e sorde.
Ci serve una campagna nazionale
Ci servono regole, limiti, strumenti. Ci servono convegni, interventi nelle scuole, un pullman anti-sessualizzazione che racconti i rischi: perdita di autostima, depressione, disturbi alimentari, corpi incasellati fin da piccoli nelle logiche dell’oggetto. E abusi, purtroppo (perché ahimè quando un maschio “vede” crede di poter “prendere”; questo è un altro capitolo increscioso, ma le bambine e le ragazzine vanno tutelate!). Ma soprattutto ci serve che nessuno pensi che sia colpa delle bambine o del loro desiderio ingenuo. È colpa della società, dei marketing manager, dei genitori insospettati, dei media avidi.
LA DOMANDA DEL SECOLO
Questa sessualizzazione è per gli occhi di chi? Per i coetanei? Per adulti senza scrupoli? Per pedofili?
Chi applaude si rende conto che sta guardando un corpo che non è ancora sviluppato? E anche quando lo fosse, non si rende conto che sta alimentando un’immagine disumanizzante?
La verità è che i genitori consegnano le figlie alla mercé di brutte persone. “Ma io controllo mia figlia”: è la risposta indignata che sento dare ogni qual volta qualcuno si permette di obiettare di fronte a un dubbio comportamento (tipo permettere a una dodicenne di andare in giro per la spiaggia col filo interdentale infilato nel sedere). MA NE SIETE DAVVERO CONVINTI? Gli state appiccicati 24h al giorno? Sù dai, lo sapete benissimo che è impossibile avere il controllo di ciò che fanno i nostri figli. Però se riescite a trasferire loro dei principi morali ed etici, magari gli date gli strumenti per permettere loro di valutare meglio azioni e scelte. E già così è difficile; ma se neanche ci provate, il disastro è assicurato.
Basta illusioni
Non possiamo più nascondere la testa sotto la sabbia. Serve scandalo. Serve informazione. Serve azione decisa. Il web è un Far West senza Dio, non c’è protezione minima per minori (e quel poco che c’è è facilmente aggirabile): il mondo reale non è molto meglio. È ora di riprenderci le nostre bambine. Di difenderle. Di pretendere leggi, controlli, consapevolezza. Di sputare tutta questa arrendevolezza per ricordarci che l’infanzia è sacra.
E se non lo facciamo noi, chi lo farà?